Calma: dalla teoria alla pratica
Le ricerche dimostrano chiaramente che durante l'allattamento al seno il bambino è in grado di mantenere il vuoto, restare attaccato al seno, respirare regolarmente e quindi rimanere calmo e tranquillo. Con queste premesse, Medela ha deciso di sviluppare Calma, una soluzione di alimentazione basata sul comportamento naturale di alimentazione del neonato.
La valvola integrata di Calma controllata dal vuoto richiede, in particolare, che il bambino crei un vuoto per far defluire il latte, effettuando un movimento della lingua simile a quello usato durante l'allattamento al seno per estrarre il latte.
Durante lo sviluppo di Calma sono stati avviati progetti di ricerca che hanno portato alla pubblicazione di tre articoli sottoposti a revisione paritaria, due con l'Hartmann Human Lactation Research Group della University of Western Australia (Geddes et al. 2011, Sakalidis et al. 2012) e il terzo con il dottor Mizuno della Showa University di Tokyo (Segami et al. 2013).
Vantaggi per il bambino
Questa nuova ricerca ha messo a confronto da un punto di vista scientifico l'allattamento al seno e l'alimentazione con la tettarella che rilascia il latte applicando il vuoto. Dai risultati della ricerca è emerso che questi due metodi di nutrizione presentavano analogie in merito a:
- Movimento della lingua, posizione del capezzolo e uso del vuoto per estrarre il latte.
- Coordinazione di suzione, ingestione, respirazione e pausa.
- Ritmo di trasferimento del latte e durata della poppata.
- Angolazione di apertura della bocca (attacco) e movimento della mascella e
della gola. - Stabilità fisiologica misurata tramite battito cardiaco e saturazione di ossigeno.
Per maggiori informazioni sulle raccomandazioni dell'Organizzazione Mondiale della Sanità sulla durata dell'allattamento al seno, visitare www.medela.com/who
Segami, Y., Mizuno, K., Taki, M. e Itabashi, K. Perioral movements and sucking pattern during bottle feeding with a novel, experimental teat are similar to breastfeeding, Journal of Perinatology 33, 319-323 (2013)